Automazione Industriale
Ridurre il carbon footprint per risparmiare
Come fare per consumare meno e risparmiare
Ogni nostra azione produce una certa quantità di anidride carbonica, che viene indicata con l’espressione carbon footprint. Nello specifico, si tratta di:
[…] una misura che esprime il totale delle emissioni di gas ad effetto serra (espresse generalmente in tonnellate di CO2) equivalente associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, ad un servizio o ad una Organizzazione.
Oggi sempre più aziende fanno molta più attenzione all’ambiente, grazie al ritorno sulla scena delle tematiche ambientali ed ecologiche e grazie anche ai cambi generazionali nei CdA delle aziende.
Questi cambi generazionali, insieme ad una rinnovata attenzione alle tematiche ambientali, fanno sì che si intraprendano vere e proprie azioni per ridurre la carbon footprint dei propri prodotti e, a monte, dei propri processi di produzione.
Ferrazza Automazione Industriale, a tal proposito, ha in progetto di installare dei pannelli fotovoltaici sul tetto della nuova unità produttiva che abbiamo aperto quest’anno e, all’interno di uffici e capannoni, puntiamo a sostituire le tradizionali luci alogene con luci a led, più luminose ed economiche. Tutto questo viene fatto, ovviamente, per risparmiare ed utilizzare quanta meno energia elettrica che in Italia deriva per il 52% da fonti non rinnovabili.
Revampare per ridurre il carbon footprint
Quando un cliente ci chiama per revampare un impianto, spesso lo fa per riportare l’impianto ai livelli produttivi di una volta, in cui bastava una settimana per raggiungere la quota di produzione. Un impianto obsoleto, ovviamente, rispetto ad altri impianti più moderni e aggiornati – o meglio equipaggiati dal punto di vista elettronico – impiega più tempo a produrre un determinato numero di prodotti.
L’evidenza, in tutto questo, è che più tempo un impianto impiega a raggiungere una quota di produzione, più energia elettrica consumerà e maggiore sarà la sua produzione di CO2, specialmente in un Paese come il nostro dove solo il 35,6% dell’energia elettrica deriva da fonti rinnovabili e più della metà da fonti fossili.
Il revamping può aiutare a ridurre la produzione di CO2 aumentando la produzione di un impianto, in modo da farlo produrre di più, ma utilizzando la stessa energia di prima e impiegandoci meno tempo. Meno tempo per produrre un determinato numero di pezzi equivale, ovviamente, a meno energia utilizzata che deriva da fonti fossili.
Tracciabilità per risparmiare
Un’operazione di revamping raramente riguarda solo le componenti hardware. A che scopo, infatti, installare drive, PLC e inverter più performanti se il software installato non è adeguato all’ammodernamento di un impianto?
Quando anche un software viene revampato, si fornisce un’interfaccia più semplice da comprendere e da navigare, assieme a pulpiti di comando e pannelli di controllo dotati di comandi più moderni (touch screen al posto di tastiere, schermi LCD che sostituiscono schermi a sette segmenti e indicatori analogici, ecc.).
Un’altra innovazione riguarda la fornitura di uno SCADA (acronimo inglese che sta per Supervisory Control And Data Acquisition) che, come spiega il suo acronimo, supervisiona, controlla e acquisisce dati di produzione. I dati raccolti, poi, sono salvati in una scatola nera per un certo periodo di tempo – rimane comunque possibile eseguire un back-up e salvarli su un dispositivo esterno. I dati che vengono salvati nella scatola nera dello SCADA possono essere di qualunque tipo, ma quasi tutti riguardano: data e lotto di produzione, materiali e quantità utilizzati, parametri di produzione e, spesso, l’operatore al lavoro sulla linea.
In conclusione
Questo insieme di dati e informazioni sui prodotti e sulla produzione e la possibilità di poterli consultare e salvare, sono più comunemente noti come tracciabilità del prodotto. Questa raccolta di informazioni permette di mantenere una produzione costante, sapendo ora la quantità precisa dei materiali e delle componenti necessari, i tempi di realizzazione e i parametri per realizzare un determinato prodotto.
Con questi dati alla mano, possiamo quindi ottimizzare l’uso di risorse e dei tempi di produzione, che si traducono in meno energia utilizzata durante una giornata di lavoro, con meno risorse e componenti utilizzate, che comportano, di conseguenza, una minor produzione di CO2 sia monte che a valle del prodotto da realizzare.
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